Giugno 2006  Il grande sogno di Andrea          Visita il sito: www.bargnani.com                                                                                                             

 

 

 

 

 

 

Qui il sito dei fans di Andrea http://bargnanifanclub.playitusa.com  

 

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Articoli di BasketIncontro e TerzoTempo

Dal Pas Don Bosco, all’Arena di Toronto

Oramai è noto a tutti. In settimana un avvenimento storico: un italiano, per la prima volta, prima scelta dell’NBA.

Un orgoglio per tutta la nazione cestistica e perché no, anche per il gruppo storico di basketincontro, che altro non è che il vecchio gruppo dirigenziale del Basket Roma.

E si, perché Andrea Bargnani i suoi primi veri campionati giovanili li ha disputati con quella maglia.

E si, perché proprio chi scrive può dire di aver forse influito sulla vita cestistica di questo talento, ma solo per caso.  

I casi della vita…

E’ il mese di settembre del 1997 e mi trovo nel cortile del Pas Don Bosco a via dell’Ateneo Salesiano a Roma. Sono li assieme all’amico Pino Ciaffoncini, abbiamo accompagnato i nostri figli più piccoli ad uno dei primi allenamenti con la loro nuova squadra: il Basket Roma di Castellano. Una scelta dei ragazzi, che hanno cominciato a toccare la palla a spicchi nella Tiber Roma, ma quell’estate decidono di lasciare quella società per passare a quella gestita da Castellano. Incomprensioni e rapporti che si sono incrinati; cose che succedono nelle migliori famiglie. L’occasione arriva dal fatto che l’anno precedente tutta la squadra ha giocato per la Telemarket Virus Roma, ma ora che la serie A non ha più obblighi giovanili la Virtus ha pensato bene di svincolarli tutti. Così la maggior parte dei ragazzi decide di passare al Basket Roma, raggiungendo altri compagni che li avevano preceduti l’anno precedente, come Marco Criscimanni attuale play della Stella o Manfredi Bhea, il figlio del giornalista Oliviero, andando a formare una delle squadre giovanili più compatte e vincenti della pallacanestro romana.

Ma che c’entra con Bargnani? C’entra, come vedrete.

Dicevo che eravamo nel cortile a parlare di basket ed a consumare l’attesa con l’ennesima sigaretta, quando si avvicina una signora. “Sapete darmi delle informazioni?” Ci chiede. “Sapete, mi sono appena trasferita dal nord a Roma, ed ho un ragazzino che ama giocare a basket. Mi dicono anche che sia bravino. Ho chiesto informazioni in giro e mi hanno indicato questa società o la Tiber. Voi cosa mi consigliate, come si trovano quì i vostri figli?”

Non me ne vorrà Massimo Cilli, ma non possiamo che risponderle raccontando della scelta appena fatta proprio dai nostri figli. La signora ascolta, ci ringrazia e va via.

Solo qualche anno dopo, da dirigente dello stesso Basket Roma scoprirò chi fosse la signora: la mamma di Andrea Bargnani. Non posso avere la sicurezza che da quel breve colloquio fosse scaturita la scelta. Mai glielo chiesi in seguito, ma ricordandolo anni dopo, ho avuto l’impressione che fosse stato decisivo.

Andrea entra a far parte della nidiata di ragazzini che circondano Castellano, allora come oggi. Ogni tanto lo vedo, soprattutto quando un paio di anni dopo sono il dirigente del settore giovanile. Il ragazzo cresce a vista d’occhio, ma allo stesso tempo soffre di questa crescita. Mal di gola e febbre sono quasi una costante. Castellano ha capito quasi subito che cosa si ritrova tra le mani e lo cura personalmente. La famiglia di Andrea abita a l’Olgiata; non è proprio dietro l’angolo, ma Castellano e i suoi fidi non mancano un giorno di prenderlo da casa e riaccompagnarlo la sera.

Andrea è un allievo modello, segue con attenzione e migliora di giorno in giorno. Peccato che quasi sempre nelle partite che contano sia assente perché malato. Così di lui si accorgono in pochi.

Il destino di Andrea si incrocia nuovamente con il mio e quello dei compagni più grandi, un paio di anni dopo. Mi pare fosse l’estate del 2000. La nazionale ‘84/85 di Pasquali sta preparandosi a Vigna di Valle prima di una tournè estiva. Maurizio Polidori che in quel periodo è l’allenatore (e non solo) delle Forze Armate, chiama Castellano e gli chiede una squadra per una amichevole. Castellano è impicciato con i camp estivi, ma crede sia arrivato l’occasione per mostrare Bargnani al Settore Squadre Nazionali.Mi chiama e mi chiede di radunare in tutta fretta un po’ di ragazzi per portarli a Vigna di Valle. Siamo già in periodo di vacanza, ma la squadra ’84, che non è quella di Andrea, riesco a rintracciarla. Il giorno dopo accompagno la squadra a Bracciano, in panchina mi pare ci fosse Di Giannantonio che invece è l’allenatore di Bargnani. Ai ragazzi dell’84 diciamo chiaramente quale è il loro compito quello di mettere nelle migliori condizioni Andrea per far bella figura. Il risultato è pienamente centrato. A fine partita, Pasquali ci si avvicina e ci dice “Questo ragazzo domani mattina lo voglio qua”. Dopo pochi giorni Andrea esordisce in quintetto e non salterà mai più una convocazione.

Il rammarico arriva un anno dopo. Bargnani comincia ad essere già un giocatore vero. Castellano però di mandarlo in prima squadra proprio non ci pensa. Solo una volta riusciamo a convincerlo ed Andrea fa delle cose da lasciare a bocca aperta gente come Cipolat e Sbarra che di pallacanestro se ne intende. E’ però la sola ed unica volta. A fine campionato ne avremmo avuto un gran bisogno, quando arriviamo in finale con Campli, senza Cipolat infortunato. Ma oramai è inutile parlarne. Il Basket Roma perde e chiude anche la sua storia, cedendo il titolo alla Stella Azzurra.

Chissà, forse con Bargnani in campo si sarebbe scritto qualcosa di diverso.

Come chissà se la signora Luisa quel giorno senza incontrarci non avrebbe fatto una scelta diversa?   

Ad Andrea i miei complimenti e quelli di tutti noi di Basketincontro e dell’ex Basket Roma.

Per me la soddisfazione di poter dire: c’ero anch’io.  

GIUCA 

Quando il commisioner David Stern ha chiamato Andrea Bargnani al numero uno per i Toronto Raptors, in molti avranno pensato a quando il Mago ha giocato sul loro parquet e si saranno resi conto di aver visto un piccolo pezzo di storia della pallacanestro italiana ed europea.

L’onda d’urto che può avere l’ingresso del romano nella NBA può solo essere positiva: reclutamento dei giovani, palazzetti ancora più pieni, maglie del Mago e, perché no, di future possibili scelte vendute.

I Raptors potrebbero essere la franchigia ideale per accogliere il talento ex-Benetton. Toronto è una città con standard di vita quasi europei, una città multietnica, ma soprattutto è una franchigia che ha deciso di ricostruire dal miglior GM delle ultime due stagioni NBA; Brian Colangelo ha posato la prima pietra, il cui nome è Andrea Bargnani e siamo sicuri che il Mago non deluderà le aspettative.

Non aspettiamoci però subito campionati da All Star, sarà difficile abituarsi immediatamente alla diversa pallacanestro giocata in America, ma soprattutto sarà difficile abituarsi ai ritmi NBA e alle trasferte da una costa all’altra. Certo è che Maurizio Gherardini potrà essere la spalla sulla quale poggiarsi nei momenti difficili e sarà un supporto psicologico importantissimo che pochi rookie NBA possono vantare.

Il resto del draft è stato come sempre pieno di sorprese e colpi di scena, giocatori delusi, scelte inspiegabili e clamorosi scambi.

Portland prende grazie a una trade LaMarcus Aldridge alla 2 e alla 7 Randy Foye che gira ai T’Wolves per Roy, perdendo solo Theo Ratliff e Victor Khryapa. Chicago prende un’ala forte da affiancare a Tyson Chandler, ovvero Tyrus Thomas. Boston sceglie Sebastian Telfair e Theo Ratliff per la 7° scelta e perde Raef LaFrentz e Dan Dickau.

Dalla 7° scelta in poi si sono iniziati a vedere i mugugni di Rudy Gay, chiamato poi da Houston per Memphis alla 8; con Gay anche Stromile Swift raggiungerà i Grizzlies.

Deve aver fatto brutti pensieri anche Marcus Williams che è stato chiamato solo alla 22 dai Nets ed è stato inquadrato mentre aveva un’espressione molto imbarazzata per la mancata chiamata nelle prime 10.

La sorpresa più grande viene come sempre dai Knicks e in particolare da Isiah Thomas che chiama alla 20 un giocatore che al Garden non si è

 presentato, perché convinto di non essere nemmeno scelto, ovvero Renaldo Blackman, il quale non se ne avrà a male nel sapere che Spike Lee ha iniziato a ridere nervosamente e a dire: “He’s crazy!” riferendosi al GM e fresco autonominato allenatore di New York.

Il draft ha poi riservato una piccola sorpresa anche ai tifosi bielles,i che avranno sicuramente gioito nel vedere Thabo Sefolosha scelto alla 13 da Philadelphia, salvo poi essere ceduto ai Bulls per Rodney Carney.

Un draft come tanti altri negli Stati Uniti, forse con qualche sorpresa in più, ma per noi resterà unico. Mai un europeo così in alto, mai un italiano e adesso saranno le magiche notti di Andrea Bargnani.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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