Vittorio Casiraghi e Marco Peruffo hanno scalato 7000 metri

per dimostrare che l'insulinodipendenza non è un limite

Da un articolo di Michele Ciceri

 

«Il paziente non è adatto per la pratica dell'alpinismo» faceva davvero sorridere questa scritta stampata sulle magliette che 17 scalatori diabetici hanno indossato sui 7000 metri del Cerro Aconcagua argentino, la montagna più alta d'America.

«Idea 2000», decollata il giorno di Natale da Malpensa sotto una neve abbondante, era una spedizione internazionale che si poneva l'obiettivo di dimostrare che diabete e alpinismo non sono incompatibili tra loro; e che per dirla con le parole di Vittorio Casiraghi, socio del Gsa di Missaglia e del Cai di Besana, nonché membro dell'Associazione Italiana atleti diabetici, «Un malato di Diabete, se è in forma, è ben controllato e ha cognizione di causa, non incontra limiti dal punto di vista fisico; nemmeno in condizioni estreme»

«Il paziente non è adatto per la pratica dell'alpinismo? Questa frase l'aveva detta un medico al nostro amico scalatore Ernest Bladé - afferma Casiraghi - Noi con la nostra esperienza abbiamo dimostrato che non è vero. I diciasette alpinisti diabetici di «Idea 2000» si sono incontrati il 26 dicembre a Mendoza, in Argentina, dove hanno tenuto alcune conferenze stampa, hanno fatto gli acquisti necessari e sono partiti con 28 muli e 1300 chilogrammi di materiali alla conquista del Cerro Aconcagua. Tra loro due italiani: il besanese Vittorio Casiraghi e il vicentino Marco Peruffo, entrambi giunti in vetta a 6959,6 metri attraverso la via classica e entrambi parte del drappello di quattro persone che due giorni dopo la prima impresa hanno tentato l'ascensione per la via diretta. Quest'ultima fallita il 14 gennaio per cattivo tempo. Americani e uno spagnolo gli altri componenti della missione. «È stata la prima volta a livello mondiale che un gruppo di alpinisti diabetici ha preso l'iniziativa di arrivare in vetta a un settemila in piena autonomia e prendendosi la responsabilità della propria salute - ha spiegato Casiraghi - In precedenza c'erano stati altri tentativi su altre montagne con l'aiuto di portacarichi, ma mai come abbiamo fatto noi. La soddisfazione è tanta - ha aggiunto - e lo è ancor di più se pensiamo di aver fatto una cosa che potrà tornare utile a tante altre persone che vivono il nostro stesso problema».

«Idea 2000» è un progetto che non si esaurisce con la fine della missione alpinistica. Continua infatti lo scopo umanitario della missione propagandato dal sito internet www.idea2000.org attraverso il quale sono stati raccolti 75.000 dollari per aiutare i diabetici dell'America latina.

Tra gli sponsor che hanno aiutato con le braccia e con il portafogli: il Gsa di Missaglia, il Cai di Besana, Wuber, Bellavite editore, e Fratelli Casati Snc di Renate.

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